«L’ansioso puo’ dubitare del passato, del presente o del futuro. In realtà, non è che non si dovrebbe dubitare, ma si dovrebbe dubitare di tutto. E chi volesse dubitare di tutto arriverebbe a non dubitare di niente. Basta decidere se dubitare di niente o dubitare di tutto, e quindi di niente»
Quando si parla di ansia bisogna considerare il fatto che essa è «solo» l’effetto psicofisiologico della percezione delle nostre sensazioni di base, che il lavoro sul coaching (Milanese, Mordazzi, 2007), da parte dei ricercatori del CTS di Arezzo, ha permesso di individuare in PAURA, RABBIA, DOLORE e PIACERE (la cui reazione fisiologica è meglio definita come euforia o eccitazione).
Detto questo, l’emozione «ansia» in sè per sè non ci sarebbe di grande aiuto per pianificare un intervento risolutivo perché rappresenta solo una reazione di tipo psico-fisiologico che non dà alcuna informazione su come è venuta a formarsi. Rappresenta solo il punto di vista dell’organismo. Quello che invece interessa allo psicologo strategico è individuare quale sensazione di base la scatena e come s’innesca.
Da un punto di vista operativo, considerando il fatto che l’ansia patologica puo’ rappresentare l’esito di varie modalità percettivo-reattive disfunzionali (vedi COME SI FORMA E PERSISTE), riportare una tecnica anzichè un’altra sarebbe fuorviante e frutto di un’indebita generalizzazione.
In compenso, si puo’ affermare che, per intervenire efficacemente sull’ansia, si deve agire sulla capacità di gestione della paura, della rabbia e del dolore sottostanti le reazioni d’ansia, ovvero l’idea è che solo se si modificano le percezioni di realtà del soggetto, si possono cambiare le sue reazioni e non viceversa!
Quindi, chi utilizza delle modalità d’intervento che mirano soltanto a ridurre le reazioni d’ansia (es. farmaci ansiolitici), non considera il fatto che ridurre le reazioni non significa modificare le percezioni sottostanti: anzi in questo caso l’impossibilità di reagire che segue ad uno stato di sedazione farmacologica incrementa la sensazione d’incapacità di gestire tale emozione e la sfiducia nelle proprie risorse che vengono cosi’ inibite proprio dal trattamento che avrebbe dovuto potenziarle!
Un buon medico sa benissimo che oltre a somministrare la tachipirina per abbassare la temperatura corporea deve indagare e agire sulle possibili cause dell’innalzamento febbrile e non fermarsi alla somministrazione di un sintomatico, ben consapevole del fatto che la febbre puo’ dipendere da patologie diversissime tra loro le quali, a loro volta, vanno trattate in modo differente (vedi COME SI FORMA E PERSISTE).
Va ricordato, infine, che solo 1/3 dei pazienti con disturbi d’ansia si rivolge allo psicologo. La componente somatica del disturbo (es. irrequietezza o sentirsi tesi e con i nervi a fior di pelle, facile affaticabilità, difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria, irritabilità, tensione muscolare, alterazioni del sonno) motiva infatti i pazienti a consultare altri specialisti, come il medico di famiglia, l’internista, il cardiologo, lo pneumologo, il gastroenterologo e solo in ultima istanza lo specialista dei disturbi psicologici!
«La prima cosa da capire è che non c’è scampo, né sicurezza. Per vincere l’insicurezza, non la si deve fronteggiare, si deve essere l’insicurezza»
FARMACI ANSIOLITICI: PREGI E DIFETTI
AVVISO: Le tecniche, i suggerimenti pratici e i consigli contenuti nella sezione PSICO SOLUZIONI non sostituiscono il parere dello specialista, al quale è sempre indispensabile rivolgersi per qualsiasi diagnosi o terapia specifica. Pertanto, l’autore non puo’ ritenersi responsabile per ogni eventuale uso scorretto delle tecniche descritte in questa sezione da chiunque si avvalga delle stesse a fini terapeutici o diagnostici senza aver previamente interpellato lo specialista, l’unico in grado di fare una diagnosi corretta e adattare l’intervento al caso particolare.
BIBLIOGRAFIA:
Milanese R., Mordazzi P. (2007) Coaching Strategico. Trasformare i limiti in risorse, Ponte alle Grazie (collana Saggi di terapia breve)
Sassaroli S.; Lorenzini R.; Ruggiero G. M. (2006) Psicoterapia cognitiva dell’ansia. Rimuginio, controllo ed evitamento, Editore: Cortina Raffaello (collana Psicologia Clinica e psicoterapia)