«E se ho un tumore al cervello?»«Non hai un tumore al cervello!»«Naturalmente non te lo direbbero perché sai a volte i piu’ deboli li terrorizzi se glielo dici…»«Ma tu non hai niente!»«Ma se non ho niente perché mi manda a fare le indagini all’ospedale?»«Beh, per escludere certe cose…»«Per esempio?»«Beh non lo so…tipo un tumore al cervello…»
«Due mesi fa eri sicuro di avere un melanoma maligno!»«Naturale…capisci con l’apparizione improvvisa di una macchia nera nella schiena…»«Era sulla camicia»«Io che ne sapevo…tutti indicavano qua dietro» (indicando la schiena)
Woody Allen, Io e Annie
Gli eventi possono precipitare da un momento all’altro, ma ci sono avvenimenti che aiutano a diventare ipocondriaci, soprattutto quelli che mostrano che l’esistenza ha dei confini definitivi.
Se, ad esempio, un vostro amico ha un incidente, se qualcuno che conoscete resta vittima di un infarto, se perdete una persona amata, comincerete a pensare che la vita, oltre che piatta, è anche pericolosa, proprio come vi avevano detto i vostri genitori. Potreste anche leggere su un giornale o vedere uno di questi fatti alla televisione e ricordarvi che esistono malattie persino mortali.
Ora che siete persone responsabili, dovete prendere tutto sul serio. Se durante l’infanzia eravate rivolti verso l’esterno, ora iniziate a rivolgervi verso l’interno, per evitare che accada qualcosa di brutto anche a voi. Bisogna tenere d’occhio i medici, questi maghi che sanno far scomparire i malanni. La magia, prima di tutto.
Oggi, infatti, abbiamo a disposizione molte piu’ conoscenze e strumenti diagnostici sempre piu’ precisi, e la credenza illusoria di controllare qualunque malattia si è cosi’ amplificata che patofobia e ipocondria sono tra i disturbi piu’ in voga negli ultimi decenni.
Per intraprendere la carriera di ipocondriaci è meglio esibire una malattia del fisico. Non è difficile. Dovete solo imparare qualche nozione, preferibilmente sbagliata, sul funzionamento dell’organismo umano. A tale fine sono a vostra disposizione:
- una quantità esorbitante e contraddittoria di informazioni mediche presso l’ambulatorio del Dottor Google, aperto 24 ore su 24;
- e una serie di credenze popolari. Per avere accesso a queste ultime, basta frequentare un gruppo di anziane signore, di quelle che non parlano d’altro.
Poi dovete cominciare a incentrare la vostra attenzione sull’organo che avete scelto come sede della vostra malattia e cominciare a preoccuparvi per il suo funzionamento. Attraverso un costante monitoraggio dell’organo in questione, es. palpazione del seno, misurazione della pressione arteriosa, monitoraggio del polso per controllare il battito cardiaco etc etc, rileverete una serie di segnali o sintomi presunti cui un’altra persona nemmeno farebbe attenzione, che confermano la credenza di essere affetti da una grave malattia.
Ovviamente, prima bisogna aver fatto il tirocinio da ossessivo e lasciare che il dubbio s’installi dentro di voi. Ad esempio, se avete scelto il vostro intestino quale focolaio della malattia, cominciate a tenerlo d’occhio. A volte questo organo si comporta in modo imprevedibile, il che aumenterà la vostra paura e i vostri controlli. Diete piu’ rigorose, cambiamenti di abitudini alimentari, tisane, pasticche, uso inappropriato di lassativi, vomito autoindotto, diuretici o enteroclismi, saranno a vostra disposizione per tenerlo sotto controllo. Lui insisterà nel funzionare a modo suo, ma questo è proprio quello che voi non potete permettere. Se avete sottomesso ogni cosa alla vostra volontà, perché non il vostro intestino? E comincia una lotta senza quartiere. Quanto più lo controllate, tanto più si rivolta, e con un po’ di costanza comincerete anche ad avere dei dolori. Poi andate a vedere su internet tutte le orrende malattie che possono manifestarsi in quella zona. Con un po’ di fortuna scoprirete di avere già qualcuno dei sintomi descritti, ma se così non fosse, imparateli comunque a memoria e concentratevi su di essi, vedrete che un bel giorno cominceranno a manifestarsi (effetto profezia che si autoavvera).
L’esempio dell’intestino è soltanto un suggerimento.
Ci sono anche alternative più semplici. Per esempio, convincetevi di avere un groppo in gola e per togliervelo cominciate a deglutire a secco. Vedrete che dopo un po’ di pratica vi ritroverete proprio con un groppo in gola (magari anche una piccola lesione) che vi obbligherà a inghiottire sempre più.
In effetti potete scegliere un organo qualunque come bersaglio delle vostre paure, dipende solo dalla vostra erudizione in merito o dalle storie che avete sentito raccontare. A questo proposito c’è un dettaglio interessante: qualunque sia la cosa che vi preoccupa, avrete sempre ragione. La maggior parte delle malattie infatti iniziano senza che noi ce ne accorgiamo e chiunque può averne una in incubazione in questo preciso istante.
I programmi di medicina preventiva, inoltre, non la smettono di avvisarci. E quale soluzione propongono? Fare analisi e accertamenti, ovviamente.
Bene, è esattamente quello che dovete chiedere al vostro medico. A questo punto vi presentate da lui, preferibilmente con tutti i vostri sintomi scritti su una lunga lista e, se il medico sarà così comprensivo, oltre ad analisi e radiografie, vi prescriverà anche una medicina che diventerà un’arma in più per lottare contro l’organo prescelto per la vostra malattia.
Vedrete come il rituale delle visite e delle analisi di laboratorio può riempirvi la vita e farvi dimenticare persino le altre ossessioni e rituali compulsivi. L’aspettativa che si crea all’inizio di ogni nuovo incontro e il sollievo che consegue al ritiro dei risultati valgono molto più di decine dei vecchi rituali, e potrete organizzarvi la vita di conseguenza. Se tutto è a carico dello Stato tanto meglio, ma per una felicità simile siete comunque disposti a pagare.
Può anche accadere che il medico, dopo una serie di visite, si rifiuti di farvi fare altri esami, vi dica che il problema è psicologico (senza degnarsi di spiegarvi cosa accidenti significa) o vi sia ostile in qualche modo. Questa è una buona occasione per scoprire che anche i medici, con tutti gli studi che hanno fatto e l’intelligenza che si suppone abbiano, sono esseri imperfetti, sprovvisti dell’attenzione e del rigore che voi applicate in ogni cosa che fate. Forse è arrivato il momento di cambiare dottore, cosa che immancabilmente farete.
Il nuovo medico ricomincerà tutto daccapo, con la differenza che vi darà spiegazioni totalmente diverse. E poi ci saranno sempre
- le frasi contraddittorie;
- le medicine prescritte (di cui vi prego di leggere minuziosamente indicazioni, controindicazioni ed effetti collaterali);
- le spiegazioni affrettate;
- o le infinitesimali alterazioni nelle analisi che vi ispireranno nuove idee ipocondriache. E allora? Acquisirete ulteriore materiale per la vostra ipocondria e constaterete quanto i medici siano ignoranti e poco attenti alla vostra sofferenza.
Potrete andare avanti su questa strada per tutto il tempo che vi pare, il che vi darà forse diritto a vari soggiorni ospedalieri.
Evitate però accuratamente gli psicologi: potrebbero propinarvi delle soluzioni efficaci per uscire da questo girotondo senza fine!
Insomma, c’è un’infinità di modi per convincervi di stare male una volta per tutte. Provateli tutti e prendete nota dei risultati: acquisirete ogni volta qualche nuovo sintomo. Ficcateveli bene in testa per non dimenticarli. Se ve li dimenticate, correte il rischio che tutto torni alla normalità e che riprendiate occupazioni e attività normali.
Ma questo a voi non accadrà, tanto più che ormai ve lo impediscono le ossa e le articolazioni e magari l’età, perché si tratta di una carriera molto lunga, quella dell’ipocondriaco.
Evitate, infine, tutte quelle situazioni che potrebbero slatentizzare la «presunta condizione patologica», ad esempio gli sforzi o l’attività fisica per timore di sovraccaricare il vostro corpo debilitato. Il risultato di confermare a voi stessi di essere davvero malati non tarderà ad arrivare perché «se evito, in fondo, ci sarà un valido motivo per farlo».
Uscirete solo per andare dai medici, che vi cambieranno la cura, tornerete a casa per sperimentare e annotare nuove sensazioni, poi tornerete dal medico che vi prescriverà altri farmaci e così via. In mancanza di meglio, calcherete stabilmente la scena della malattia. Il pubblico ormai non applaude più, perché è paralizzato dalla commozione, come Molière, nel suo celeberrimo «Malato immaginario».
«Anche la continua preoccupazione per la salute è una malattia» Platone
CONSIGLI PER FAMILIARI ED AMICI
L’idea di descrivere i meccanismi per complicare i problemi anziché quelli per risolverli deriva dalla consapevolezza clinica che gli esseri umani sono prima artefici e poi vittime delle realtà che costruiscono. Come ricorda Von Foerster (2001), «la realtà non è che la costruzione di coloro che credono di averla scoperta e analizzata. Ciò che viene ipoteticamente scoperto è un’invenzione, il cui inventore è inconsapevole del proprio inventare e considera la realtà come qualcosa che esiste indipendentemente da sé».
Negli ultimi trent’anni il sistematico processo di «ricerca-intervento» portato avanti dal Centro di Terapia Strategica di Arezzo, ha permesso di individuare una serie di «tentate soluzioni» messe in atto con l’intento di risolvere i problemi ma che, in realtà, anziché risolverli, li alimentano trasformandoli in vere e proprie patologie (Watzlawick e Nardone, 1997).
Solo se ci si occupa di come i sistemi umani costruiscono i problemi e persistono nel mantenerli si puo’ arrivare a progettare e applicare pratiche strategie di intervento capaci di produrre rapidi e risolutivi cambiamenti in tali sistemi.
BIBLIOGRAFIA:
Josè L. Pio Abreu (2005), Come diventare un malato di mente, Finestre Voland
Nardone G. (2013), Psicotrappole, ovvero le sofferenze che ci costruiamo da soli: imparare a riconoscerle e a combatterle, Milano: Ponte alla Grazie.