CYBER RELATIONS: ossessionati dai rapporti virtuali

Usare la tecnologia e i vari social network è un’opportunità per tenere e creare relazioni. Basta un touch e si comunica con colleghi, fidanzati, parenti, amici che si trovano all’altro capo del mondo. Come in ogni cosa, anche questo utile mezzo, parafrasando Paracelso, può trasformarsi in un pericoloso veleno se usato in dosi eccessive. Abusare di questi mezzi di comunicazione, usarli quando potreb­bero essere evitati, solamente perché “è più facile”, può creare una dipendenza.

Un utilizzo funzionale dei rapporti in rete dovrebbe implementare e non sostituire la realtà: per esempio, dopo le ore di scuola o in caso di assenza, si potrebbe andare in rete per contattare i compagni di classe. I social media e i social network diverrebbero estensione della relazione e, anche in caso d’impossibilità di contatto diretto, essi non toglierebbero tempo alle relazioni, anzi ne permetterebbe­ro la continuazione, potrebbero divenire un altro modo per consolidarle. I rapporti virtuali costituirebbero un’opportunità e un primo passo verso i rapporti reali avendo capacità e se ben sfruttati.

Molto spesso, invece, così non è!

Le comodità offerte dalla tecnologia, usate con rego­lare esagerazione, diventano agi a cui poi non si riesce più a rinunciareE, in alcuni casi, le relazioni virtuali si sostituiscono quasi del tutto a quelle reali.

Il rapporto “mordi e fuggi” offerto dalla rete  fa crescere l’illusione di un piacevole e soddisfacente controllo delle relazioni. Talvolta, la stessa persona che va in ansia o che inizia a balbettare e fugge quando si ritrova di fronte qualcuno, sui social network può riscontrare successo e contare migliaia di amici e di follower. Per questa ragione, dunque, tanti giovani, ma anche adulti, potendo scegliere preferiscono i rapporti virtuali, percepiti come a basso o a zero rischi, a quelli reali in cui bisogna mettersi in gioco. 

Il rapporto intermediato, limitando l’esposizione, da una parte riduce il dolore, dall’altra riduce il piacere che solo la fisicità può dare. Si crea una comfort zone paragonabile a una gabbia che protegge a caro prezzo. Come nel dilemma del porcospino di Arthur Schopenhauer, i due non si avvicinano per evitare di ferirsi l’uno l’altro. Il rischio è una pseudorelazione.

Col tempo, l’utilizzo esclusivo del virtuale rende pero’ sempre piu’ incapaci di gestire la complessità di una relazione fisica reale. Ciò , che  in rete è immediato, dal vivo, invece, si infran­ge contro la fisicità dell’altro. E, non allenando la naturale predisposizione alla socializzazione vis-à-vis finiamo per atrofizzarla.

Chi ha paura a relazionarsi con gli altri, anche e soprat­tutto fisicamente, tenderà a instaurare sempre più “amicizie virtuali” e avrà sempre meno il desiderio di quelle reali, fino ad arrivare a dipendere da queste ultime.  La rete (WhatsApp, social network o altro), in queste circostanze, non è più un supporto che consente di arrivare prima e meglio ai rapporti reali, ma diverrà l’unico luogo in cui saranno possibili rapporti.

Una terapia risolutiva dovrà essere in grado di condurre il paziente a contaminare sempre di piu’ il virtuale con il reale. 

Photo by Christian Wiediger on Unsplash