Dall’uso all’abuso fino alla dipendenza

Tutte le addiction (dipendenze) seguono lo stesso pattern:

esagerando con l’uso,

si verifica la perdita di controllo, ovvero l’abuso.

poi, continuando a ripetersi, nel tempo, l’abuso porta alla dipendenza.

All’inizio, di solito, ciò di cui si dispone è usato in modo consapevole, po­tenzia le facoltà, è un modo per sentirsi meglio. Ma un uso protratto, anche quando se ne potrebbe fare a meno, diventa abuso. La reiterazione influisce sulle competenze e accresce il senso di incapacità, quindi lo svantaggio aumenta nel tentati­vo di ridurlo. Ne consegue una sensazione di fallimento.

L’illusione di esercitare controllo sulla fonte della sod­disfazione da cui si attinge alimenta e fa crescere il biso­gno da estinguere e, con esso, l’ardente esigenza di soddisfarlo. Il «fare più di prima» è un’apparente soluzione, poiché si rivela una via verso il rischio della dipendenza. È importante sottolineare che non sempre e non tutti arrivano alla dipendenza: i rischi maggiori li corrono coloro che ne fanno eccessivo ricorso e non riescono a trattenersi anche quando po­trebbero rinunciare. Come si suole dire: «Chi gioca con il fuoco si brucia».

La ricerca del piacere: dal desiderio alla dipendenza

Friedrich Nietzsche (1977) sostiene: «Senza piacere non vi è vita; la lotta per il piacere è la lotta per la vita». L’uomo, fin dalla nascita, ricerca e si volge verso ciò che l’attrae e che dà piacere. Il passaggio dal piacere sano al piacere dettato dalla dipendenza avviene quando il desiderio diventa il chiodo fisso, che limita anzichè «liberare».

Se si sente piacere perché non si sente più la sofferenza, se esso è provato dopo aver assunto una sostanza, se non si riesce più a fare a meno di ripetere l’esperienza gratificante, in questi casi siamo ancora di fronte al piacere? Tutti, seppur a livelli diversi, dipendiamo da qualcosa. La differenza tra la persona sana e il dipendente patologico è:

  • il controllo;
  • e la capacità di rinuncia

difficile da mettere in atto da parte di chi è diventato dipendente. L’individuo sano sente il bisogno di ciò che lo gratifica, ma può rinunciarvi anche se talvolta con sofferenza o difficoltà; l’altro, invece, sente che quell’oggetto o quell’azione sono irrinunciabili, tanto da ammettere: «Non so vivere senza…». Altra differenza sostanziale tra chi ha una dipendenza e un individuo sano è la crisi di astinenza, ossia il sintomo fisico e compor­tamentale manifestato quando non si può soddisfare il bisogno. L’astinenza prolungata porta la persona con una dipendenza alla perdita del controllo.

Provando malesse­re, l’attivazione non avviene per cercare il piacere ma per sentirsi meglio e soddisfare il bisogno compulsivo.

In questi casi cercare il perché del problema è rischio­so poiché non esiste un’unica causa, ma un’infinità; così come infinita diverrebbe la loro ricerca. In questo senso, la ricerca del perché diventa limitante per la persona che vuole tornare alla normalità. Ancora, quando la persona bloccata riconosce la causa in “qualcun altro”, il rischio di restare in uno stato di immanenza aumenta a dismi­sura. Il paziente può sentirsi deresponsabilizzato se crede che quello che vive dipenda da altri.

Le patologie si creano perché si applicano rigidamente soluzioni che hanno fun­zionato in precedenza. Tuttavia, una buona soluzione allo stesso problema in tempi diversi può diventare una pessi­ma soluzione, e così anche un comportamento adeguato in una determinata situazione può essere completamente inadeguato in un’altra simile alla precedente. Una tentata soluzione che non funziona, se reiterata, non risolve un problema ma lo complica. Per esempio, la persona dipen­dente cerca usualmente di risolvere le situazioni facendo ricorso a qualcosa/qualcuno, ma è proprio ciò a cui si ri­corre che incrementa le difficoltà e complica la situazione.

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