Il Viagra ha cambiato il mondo, trasformandosi in uno dei farmaci campioni di vendita della storia moderna e facendo diventare un disturbo sessuale di nicchia in un problema tale da condizionare lo stile di vita di moltissimi uomini o addirittura giovani ragazzi. Ma non avrebbe mai potuto raggiungere tali vette di fama e successo se si fosse limitato il suo utilizzo all’ambito geriatrico e se il mondo non fosse stato prima convinto che la «Disfunzione Erettile» (DE) era un problema universale che poteva affliggere anche i più nerboruti.
Il Viagra, prima elisir di eterna giovinezza, ora è diventato un’arma per accrescere la vitalità e la virilità dell’uomo, qualsiasi sia la sua età.
In breve si è trasformato in un tonico per la potenza sessuale. Se puo’ far rizzare i morti, chissà quali fuochi d’artificio puo’ fare con i vivi. La pillola per il sesso si è trasformata da terapia medica in trattamento per migliorare la performance, un’assicurazione contro occasionali defaillances. Ha travalicato i ristretti confini della medicina e della psichiatria ed è diventato una scelta di stile di vita che ogni coppia puo’ prendere in considerazione. Il Viagra riscatta l’uomo di casa rendendolo ancora più uomo. Quindi meno: un uomo non ha bisogno di essere «piu’ uomo».
Il trucco è semplice: ridefinire intoppi del tutto prevedibili entro il quadro di una normale sessualità maschile, trasformandoli in «disfunzioni fisiche» da trattare con apposita terapia farmacologica.
Il modo migliore per vendere la DE è stato l’uso (o meglio l’abuso) di sondaggi e questionari in cui si chiede agli uomini di esprimersi sulle loro esperienze sessuali. Ma un sintomo non equivale a una diagnosi. Fare a un uomo dieci domandine riguardo la sua vita sessuale e concluderne che è malato se risponde di sì o no a una qualunque è ingenuo o intellettualmente disonesto!
La rivoluzione sessuale nella commercializzazione dei farmaci è il caso più eclatante in cui una modalità d’uso circoscritta è stata trasformata in «terapia» in grado di migliorare le prestazioni e lo stile di vita. Tanto che le terapie relazionali e sessuali hanno assunto un ruolo del tutto marginale rispetto al delirio promozionale delle pillole, nonostante i benefici durevoli che ne derivano sul piano personale e di coppia.
È bene ricordare che la medicina non puo’ ridursi semplicemente a «veterinaria applicata all’uomo»!
L’approccio riduzionistico, esclusivamente etologico, biologico e biochimico, che può essere valido nello studio degli altri animali, non è sufficiente a garantire un’ adeguata comprensione del comportamento degli esseri umani dove entrano in gioco fattori individuali e sociali determinanti.
Questo vale, ovviamente, anche e soprattutto per il comportamento sessuale, che riveste un ruolo del tutto peculiare per l’essere umano in generale e, in particolare, per la singola persona considerata nella sua unicità e irripetibilità.
Inoltre, i farmaci che agiscono, ad esempio, sull’erezione, presentano un aspetto molto interessante: FUNZIONANO! Qui nascono i problemi.
Proprio perché funzionano, chi inizia a farne uso puo’ farne abuso, in quanto inizia a ritenere di averne bisogno sempre, instaurando così un meccanismo psicologico di dipendenza dalla «pillola magica» che complica ancor di piu’ la situazione anzichè risolverla!
Basti pensare a quanti giovani ricorrano sempre più spesso all’utilizzo di stampelle chimiche per la prestazione sessuale (come il Viagra o il Cialis), per tamponare le proprie insicurezze e ansie da prestazione, ma diventando così sempre meno capaci di costruire fiducia nelle proprie risorse e sempre più bisognosi di un aiuto biochimico esterno.
Il fatto di aver aggirato momentaneamente il problema grazie all’uso di una pillolina, lascia spesso un senso di ansia e vulnerabilità nella persona una volta che questa venga sospesa. Come dire: «se una volta preso il farmaco sto meglio, il merito è del farmaco, se tolgo il farmaco e sto male, è colpa mia». Aver delegato al farmaco la gestione del problema non permette al paziente di sentirsi responsabile e parte attiva nel suo superamento, ma lo rende insicuro e maggiormente vulnerabile a ricadute future. Difatti, a differenza di quanto avviene con altri tipi di interventi (come la psicoterapia), prendere una pasticca è un gesto passivo e non struttura nuovi apprendimenti e nuove capacità per affrontare i problemi.
Creare soluzioni non significa applicare soluzioni che si dimostrano «rimedi peggiori dei mali che vorrebbero risolvere».
Significa, invece, impedire che la persona continui a costruire meccanismi di blocco delle risorse di cui dispone naturalmente. E questo non puo’ avvenire affidandosi all’effetto «magico» di una pillola che se da una parte funziona, dall’altra contribuisce a mantenere in vita cio’ che voleva modificare!
ISTRUZIONI PER UNA PESSIMA VITA SESSUALE
IL PIACERE MANCATO: QUANDO LA MENTE VA CONTRO NATURA…
L’AIUTINO CHE NON AIUTA (LA PILLOLA MAGICA)
Photo by Anastasiia Ostapovych on Unsplash