«Chi pensa male di te non ti conosce bene. Sei molto peggio»
Ad un livello più o meno cosciente, trovandoci di fronte a una persona o a un ambiente sociale nuovi, tutti ci domandiamo «piacerò?», «mi accetteranno?», «darò una buona impressione?». È il solito, noto disagio di fronte alla novità che, nel contesto sociale, si somma al timore di essere giudicati, disapprovati o criticati.
In certe persone, tuttavia, questo tipo di ansia diviene eccessiva e genera comportamenti ai limiti del patologico. Già nel V secolo a.C., il medico greco Ippocrate descriveva in questi termini un soggetto alle prese con questa problematica:
Non è facile vederlo in giro: non sopporta la luce o il frequentare posti illuminati; porta il copricapo calato sugli occhi, non vede e si adopera in ogni modo per non esser visto. Non s’arrischia di entrare in una compagnia nel timore di esser maltrattato o umiliato, di lasciarsi andare in atti o discorsi, o di far sì che lo reputino un poveraccio. Egli pensa che tutti siano lì per guardare lui.
È il ritratto della timidezza, un caso molto frequente di ansia sociale. Tutti, in fin dei conti, possiamo dire di essere timidi ma, come sempre, è una questione di grado. Si va dalle manifestazioni gravemente limitanti, come quella descritta da Ippocrate, a quelle più sfumate, saltuarie o legate a situazioni ben precise.
Di solito reagiamo con timidezza di fronte a tre tipologie di persone:
- quelle che non conosciamo e quelle che consideriamo «importanti»: in questo caso la messa in atto di alcune psicotrappole specifiche puo’ trasformare la timidezza in una vera e propria FOBIA DEL GIUDIZIO;
- quelle che appartengono all’altro sesso: anche qui l’imbarazzo fisiologico che si prova davanti a persone di sesso opposto puo’ evolvere nel TIMORE DI ESSERE RIFIUTATI.
Da un punto di vista strategico, le cosiddetta “Fobie sociali” o “Ansia sociale”, definite come paure irrazionali delle situazioni in cui ci si sente esposti al giudizio e all’osservazione degli altri, rientrano nel contesto della PARANOIA con vari gradi d’intensità.
Possiamo immaginare un continuum che va da:
un pattern fobico a sfondo paranoico: caratterizzato dal timore di essere giudicati negativamente dagli altri perchè ci si sente inadeguati: è il caso della FOBIA DEL GIUDIZIO e del TIMORE DI ESSERE RIFIUTATI;
fino alla paranoia vera e propria, caratterizzata dalla CERTEZZA DI ESSERE RIFIUTATI DAGLI ALTRI.
La logica di persistenza del problema, in entrambi i casi, è rappresentata da una credenza che diviene realtà attraverso i comportamenti che la persona mette in atto sulla base dell’idea originaria di non piacere, di non essere all’altezza, o di essere continuamente giudicato dagli altri.