«Personalmente non so nulla del sesso: sono sempre stata sposata» Zsa Zsa Gabor
Il campo della sessualità offre tante di quelle possibilità di disagio che spesso le coppie decidono subito che è meglio non avere affatto rapporti sessuali, almeno non con il coniuge.
Il fattore cruciale per suscitare problemi di sessualità è la tempistica. L’eccitazione e la soddisfazione sessuale sono processi fisiologici e psicologici complessi che richiedono una coordinazione temporale con la quale è facile interferire.
La regola generale vuole che:
- si inizi a fare sesso nel momento sbagliato;
- nel posto sbagliato;
- con la frequenza sbagliata;
- e nel modo sbagliato.
Gli sposi novelli si limitano a scegliere uno di questi errori. L’esperto si assicura il successo usandoli tutti durante il suo matrimonio!
Il nostro marito modello vorrà sempre fare sesso quando la moglie non ne avrà voglia o sarà occupata a fare altro, e lo vorrà fare sul tappeto del salotto a mezzogiorno, quando i bambini saranno di ritorno da scuola per il pranzo, poi lo vorrà fare ogni tre ore per tutta la notte, possibilmente in una posizione che consenta a entrambi di guardare la televisione. Se la moglie si lamenta, egli l’accuserà di essere frigida.
La moglie che si dimostrasse all’altezza di cotanto marito darà sfoggio di tecniche ugualmente efficaci:
- si dimostrerà totalmente indifferente alle sue avance;
- oppure lo ecciterà, solo per poi perdere immediatamente interesse alla cosa;
- in altre occasioni gli richiederà subito altro sesso, infuriandosi nel caso in cui lui si dimostrasse incapace di soddisfarla subito.
Se lui l’accusa di essere troppo umorale, lei dirà che il ciclo sta arrivando, è in corso o è appena passato.
Una regola di base per i problemi sessuali cui ricorrono con successo le coppie negli anni consiste nel non dirsi reciprocamente cosa piace o non piace nel sesso, per poi accusare l’altro di non essere in grado di dare piacere.
Ad esempio:
- Una moglie che sappia raggiungere l’orgasmo solo in un certo modo deve guardarsi bene dall’informarne il marito, per aumentare la propria frustrazione e passare gli anni del matrimonio a simulare orgasmi.
- Il marito che gradisca vedere la propria moglie nuda deve spegnere cavallerescamente tutte le luci per non imbarazzarla.
Le variazioni su questo tema dell’omissione sono ovvie e variano dall’evitare le discussioni all’evitarsi a vicenda. Come nel caso in cui uno dei coniugi guarda la TV fino a tardi e l’altro va a letto presto (abitudine comune a molte coppie): ogni sera avranno entrambi un’ottima scusa per evitare di fare sesso.
I coniugi sono così sensibili alle problematiche del sesso che generare incomprensioni e discussioni è davvero facile. La combinazione vincente è quella che mescola in parti uguali frustrazione sessuale e indignazione.
L’indignazione si manifesta al meglio quando i componenti della coppia cercano di proteggersi a vicenda.
Si può essere indotti a pensare che proteggendosi a vicenda si rischi di ricevere gentilezza e affetto in cambio, ma non è così, come ogni coniuge sa bene. Come una piaga che si diffonde, la protezione ha un retrogusto di disprezzo che matura fino a diventare piena insoddisfazione reciproca.
Se il marito è incerto sulla propria virilità, la moglie può asserire di essere incapace a provare piacere nel sesso, addossandosi la colpa per la mancanza di rapporti. Invece di apprezzare il suo sacrificio, il marito le si scaglierà contro per la sua frigidità e si sentirà indignato per i doveri coniugali di cui è privato.
Anche la modalità inversa è piuttosto efficace; il marito a volte protegge la moglie avvicinandosi a lei con approcci sessuali che lei si sente autorizzata a rifiutare. Lui può ammettere con mitezza di essere un marito inadeguato, così da evitare di farle notare che lei è fredda abbastanza da refrigerare le bibite.
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L’idea di descrivere i meccanismi per complicare i problemi anziché quelli per risolverli deriva dalla consapevolezza clinica che gli esseri umani sono prima artefici e poi vittime delle realtà che costruiscono. Come ricorda Von Foerster (2001), «la realtà non è che la costruzione di coloro che credono di averla scoperta e analizzata. Ciò che viene ipoteticamente scoperto è un’invenzione, il cui inventore è inconsapevole del proprio inventare e considera la realtà come qualcosa che esiste indipendentemente da sé».
Negli ultimi trent’anni il sistematico processo di «ricerca-intervento» portato avanti dal Centro di Terapia Strategica di Arezzo, ha permesso di individuare una serie di «tentate soluzioni» messe in atto con l’intento di risolvere i problemi ma che, in realtà, anziché risolverli, li alimentano trasformandoli in vere e proprie patologie (Watzlawick e Nardone, 1997).
Solo se ci si occupa di come i sistemi umani costruiscono i problemi e persistono nel mantenerli si puo’ arrivare a progettare e applicare pratiche strategie di intervento capaci di produrre rapidi e risolutivi cambiamenti in tali sistemi.