Vomiting

«Nei piaceri dei sensi, il disgusto confina con il godimento» Francis Bacon

 

Il Vomiting o Sindrome da vomito o Vomito compulsivo rappresenta un’evoluzione di Anoressia e Bulimia e si basa sul bisogno compulsivo di mangiare per vomitare (anche piu’ volte al giorno), non solo di abbuffarsi e poi vomitare come mezzo per evitare di ingrassare.

Nell’antichità greca e romana questo era un costume usuale durante le interminabili abbuffate tipiche delle feste orgiastiche. In epoca moderna, da rito sociale si è trasformata in una grave psicopatologia individuale.

In pratica, il meccanismo che la sottende prende avvio dal vomito come soluzione “tecnologica” per non ingrassare (o per dimagrire) continuando a mangiare (EFFETTO IDRAULICO: se mangio troppo, vomito).
Ora, se questa iniziale tentata soluzione viene reiterata nel tempo, la sequenza del mangiare e vomitare si trasforma a poco a poco in un rituale sempre più piacevole fino a diventare nell’arco di qualche mese (da 3 a 6 mesi circa) il massimo dei piaceri a cui la persona non riesce più a rinunciare. Una volta instaurata la sindrome, il problema non è più il controllo del peso ma il controllo della compulsione al piacere, dove la fonte del piacere non è il mangiare ma l’intera sequenza rituale:

  • FASE ECCITATORIA quando il desiderio (fantasticare sul cibo da mangiare) si trasforma in attivazione fisiologica dell’organismo,
  • FASE CONSUMATORIA quando si mangia sino a sentirsi completamente sazi, maturando la voglia di esplodere nella
  • FASE DELLA SCARICA rappresentata dal vomito.

Col passare del tempo la sintomatologia diventa la forma di piacere più intensa ed esclusiva tale da togliere spazio a qualunque altra attività piacevole e determinare persino un’inibizione del piacere sessuale (non a caso presenta una sequenza isomorfa a quella dell’attività sessuale).

Il vomito compulsivo ha come matrice l’Anoressia (dove il massimo piacere è l’espulsione del cibo) o la Bulimia (dove il massimo piacere è l’abbuffata) ma, allo stesso tempo, è una forma di perversione alimentare completamente distinta da Anoressia e Bulimia perché, una volta che si è costituita, diventa quella che i biologi definiscono una “qualità emergente”, qualcosa che non ha più niente a che vedere con ciò che inizialmente lo ha prodotto (così come una molecola d’acqua non ha più niente a che fare con l’idrogeno e l’ossigeno) costituisce una patologia a sé che presenta caratteristiche di persistenza completamente diverse rispetto a quelle di Anoressia e Bulimia, configurandosi come una vera e propria “specializzazione tecnologica” nel campo dei disturbi alimentari.

Questa sintomatologia in letteratura viene attualmente considerata una particolare variante di Anoressia e Bulimia nervosa, ovvero il Sottotipo con Condotte di Eliminazione. Inoltre, nella definizione tradizionale di Bulimia nervosa, l’accento viene posto principalmente sull’abbuffata e solo secondariamente sull’eliminazione mediante vomito autoindotto (equiparato ad altre modalità di eliminazione). Nella nostra definizione di Vomiting, invece, assume un’importanza centrale l’intero processo costituito dalle 3 FASI (fase eccitatotia, fase consumatoria e fase della scarica).

PSICO SOLUZIONI

Il Vomiting puo’ essere considerato una sorta di perversione o compulsione basata sul piacere piuttosto che un disturbo alimentare tout court. Per questo motivo, il disturbo presenta una notevole resistenza al cambiamento e richiede un protocollo di trattamento ad hoc, distinto da quelli utilizzati per anoressia e bulimia.

Solitamente la tentata soluzione disfunzionale messa in atto dalle persone che soffrono di questo disturbo è quella di cercare di controllare le abbuffate e il vomito, con l’effetto paradossale di far aumentare sempre di più il desiderio del rituale.

Poiché qualunque tipo di intervento nella direzione del controllo o della repressione non farebbe che esacerbare la compulsione, la tecnica messa a punto dai ricercatori del CTS di Arezzo è orientata ad incidere in maniera diretta sulla piacevolezza del rituale, richiedendo ai pazienti, allo stesso tempo, di evitare assolutamente il controllo del proprio desiderio di abbuffarsi e vomitare.
La prescrizione in questione è stata studiata per modificare la sequenza temporale del rituale alterandone cosi’ l’irrefrenabile piacevolezza. In questo modo il terapeuta s’impossessa del sintomo attraverso una manovra terapeutica che ne ricalca la struttura ma che ne inverte il senso conducendolo all’autodistruzione, grazie a un cambiamento di tipo geometrico-esponenziale.
Inoltre, nel momento in cui le persone smettono di vomitare, si normalizza anche il loro rapporto con il cibo, nel senso che, temendo di ingrassare, smettono di abbuffarsi e di consumare enormi quantità di alimenti.

Il terapeuta può così procedere, nel corso della terapia, a guidare la persona a inserire spazi di piacere «sani» al posto di quelli lasciati liberi dal rituale.

Detto questo, i risultati ottenuti nel trattamento della patologia, quando è possibile mettere in atto il protocollo terapeutico, superano l’80% dei casi positivi; il cambiamento terapeutico avviene in tempi rapidi , dai 3 ai 6 mesi.


Nardone G., Salvini A., (2013), Dizionario internazionale di psicoterapia, Garzanti