Mover-training o sovrallenamento è agli antipodi della sedentarietà. Gli esercizi fisici (la corsa, la danza, il ciclismo, esercizi con attrezzi…) diventano intensi e obbligatori a tal punto da diventare un’ossessione. L’autoinganno tipico del dipendente da esercizio è l’equazione “maggiore esercizio = maggior benessere”. Ma non funziona così, poiché l’over-training causa un accumulo di stanchezza psicofisica e un calo generale delle performance. Cockerill (2002) distingue
- la persona sana, appassionata e in buona salute dove l’esercizio fisico è svolto in funzione della vita che si conduce;
- da quella con dipendenza da esercizi, dove è la vita che si conduce a essere organizzata attorno all’esercizio fisico.
La psichiatra Klein (2004) individua due diverse dipendenze da esercizio:
- la dipendenza primaria, in cui le persone sono spinte a raggiungere il top della loro performance e forma fisica;
- e la dipendenza secondaria, tipica delle anoressiche che si sottopongono a estenuanti esercizi fisici, a completamento dell’ossessione per il cibo e per il controllo del peso.
PSICO SOLUZIONI
Accanto alle prescrizioni connesse alla gestione dell’alimentazione, la dieta paradossale di Nardone (2007) affianca e mette in risalto altri aspetti ritenuti importanti, quali, per esempio, la cura di sé attraverso l’attività fisica. Come nella scelta dei cibi, anche nella scelta dell’attività motoria il principio che deve guidare la persona è quello connesso al piacere che si ricava dallo svolgimento in sé dell’attività. Un principio, quest’ultimo, che sollecita in maniera spontanea il raggiungimento di un obiettivo importante: mantenersi in forma con piacere.
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