«Il tuo peggior nemico è il tuo miglior complice»
Il cyberbullismo si riferisce ad un fenomeno molto conosciuto, il bullismo che si insedia in una forma di virtualità che è diventata la realtà: internet. La rete, infatti, è una realtà inventata che produce degli effetti concreti nella vita delle persone. Quando si parla di cyberbullismo non ci si puo’ limitare a dire quello che di solito si dice del bullismo. Il cyber riguarda un mondo che accelera tutto e toglie le barriere, un mondo dove si puo’ fare tutto di nascosto, senza esporsi in prima persona, senza guardare negli occhi l’altro, senza sfidare l’altro e senza subire la sfida dell’altro.
Sul piano pratico, aiutare le vittime dei bulli online significa avere un’ottica che consideri il mondo internet come qualcosa di illimitato in cui non c’è possibilità di dare dei limiti, per definizione. E non avendo la possibilità di un controllo assoluto, non si puo’ che imparare a gestirlo, anzichè volerlo ridurre o eliminare. Se si parte da una posizione di repressione dell’uso di internet, come tutti i divieti, si produce solo una maggiore desiderabilità di cio’ che è vietato proprio perchè vietato.
E cosi’ ogni volta che si parla di eliminare dalla società il fenomeno «bullismo», lo si pubblicizza di continuo parlandone male, rendendolo un mostro desiderabile. In tecnica della comunicazione questo si chiama «Effetto Werther». Quando usci’ il libro di Wolfang Goethe “I dolori del giovane Werther”, ci fu una catena di suicidi imitativi in tutta europa perché si identificavano nel personaggio, tanto che in alcuni stati ne fu vietata la vendita. E il divieto non fece altro che aumentarne le richieste di nascosto. Cosa ci dice questo? Ci dice che quando si continua a parlarne in modo ossessivamente negativo, si fa una grandissima pubblicità a chi non si vorrebbe fare pubblicità: il negativo attrae quanto spaventa. Nel mondo della comunicazione ci sono 3 aspetti fondamentali:
- Esistere;
- Essere importante;
- Piacere.
Se si vuole intervenire efficacemente sugli effetti concreti della comunicazione di massa che riguarda il bullismo e il cyberbullismo, si deve per forza di cose intervenire su questi 3 livelli:
- Non reprimere;
- Rendere meno importante;
- Rendere meno piacevole.
Quando si parla di bullismo attraverso i media o in pubblico, si dovrebbe cercare costantemente di mettere in evidenza i lati che rendono il bullo poco desiderabile, il che significa descriverlo per quello che è in realtà: non un eroe negativo, non un eroe positivo, ma una persona molto fragile e debole, un personaggio goffo e maldestro. Sembra che il bullo sia cattivo in natura o che ci sia li’ fuori o li’ dentro (in rete) un mondo pieno di cattiveria. I bulli, in realtà, sono la persone piu’ fragili che esistono. Una sottile forma di comunicazione squalificante senza condanna morale, lo rende meno desiderabile. Il giudizio morale sui giovani non ha un effetto di persuasione cosi’ forte come puo’ averlo invece una connotazione di debolezza. Far emergere la fragilità del bullo e mettere in ridicolo alcuni suoi aspetti persuade molto di piu’ i ragazzi a non seguire il bullo, e il bullo stesso a riflettere sull’efficacia dei suoi comportamenti. Questo è un primo importante livello di comunicazione da utilizzare al fine di produrre cambiamenti significativi nella percezione sociale dell’essere o sentirsi bulli. Non si puo’ e non si deve comunicare solo per informare. Si deve imparare soprattutto a comunicare per cambiare. La potenza stessa della comunicazione puo’ essere sfruttata per ottenere effetti pragmatici nella vita reale.
DIFENDERSI DAI BULLI SENZA DIFENDERSI
Si parla molto di come frenare i bulli, assai meno di come rafforzare le vittime. E invece questo aspetto è cruciale perché, per quanto si possa contrastare e prevenire il bullismo, ci sarà sempre qualche bullo in circolazione.
Ed è responsabilità degli adulti proteggere i bambini insegnando loro a proteggere sé stessi nella consapevolezza che questo tipo di abilità è importante per la loro vita presente e futura.
La prevenzione fatta solo con l’informazione si è ampiamente dimostrata inefficace, inutile e a volte addirittura dannosa. La prevenzione è utile solo se si danno degli strumenti per combattere il fenomeno che mette in crisi. Quindi, insegnare a comunicare invece che dire semplicemente informateci e vi proteggeremo, è fondamentale.
La rete offre strumenti subdoli a chi vuole fare del male, ma proprio per lo stesso motivo offre un potere enorme a chi vuole difendersi: rimandare indietro all’aggressore l’aggressione.
Quando si ha a che fare con un bullo che aggredisce verbalmente, squalifica o ancora piu’ vigliaccamente ordisce contro di sè una sorta di denigrazione nella rete (oggi non c’è piu’ bisogno di un gruppo reale, basta inventarsi i personaggi che creano un gruppo che crea una denigrazione), la prima cosa da insegnare ai ragazzi è che, invece di opporsi alla sua denigrazione, bisogna ringraziarlo pubblicamente. In filosofia degli stratagemmi si chiama «uccidere il serpente col suo stesso veleno».
Il mezzo migliore per neutralizzare un nemico non è parlarne male, ma parlarne bene ovunque e con chiunque: d’ora innanzi sarà incapace di nuocere, la sua molla è spezzata, e lui non funziona più.
La rete, inoltre, permette anche a chi non avrebbe il coraggio di fronteggiare uno piu’ aggressivo di sè, di poter rispondere mantenendo una certa calma, perché non direttamente davanti all’altro. Paradossalmente, anche il ragazzino che si sente piu’ fragile puo’ imparare a rispondere a chi lo denigra, ringraziandolo.
Questo tipo di comunicazione apparentemente assurda ha una potenza straordinaria perché se si dice a uno che vuol far del male, che sta facendo del bene, si azzera l’intento e lo si disarma totalmente.
E smettere di «comportarsi male» diventa l’unico modo per continuare ad avere un’immagine di sé coerente (sono un «bad boy» e non voglio fare del bene).
Se, invece, come suggerisce il buon senso e purtroppo molti «esperti», gli si dicesse che sta facendo del male, gli si confermerebbe che tutto cio’ che fa, va nella sua giusta direzione: ovvero quella contraria a quella considerata giusta dagli altri. Ragionando in termini di strategia e di effetti della comunicazione, attraverso piccole modifiche del modo di comunicare si puo’ ottenere tanto dal punto di vista pratico.
A tutti può capitare di essere bullizzati per i motivi più diversi, bisogna però tenere presente che le situazioni possono anche essere rovesciate e che il bullo è in genere più fragile di quanto possa apparire.
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