Ansia

«Tutto è. Niente è. L’una e l’altra formula arrecano uguale serenità. L’ansioso, per sua disgrazia, rimane a mezza strada, tremebondo e perplesso, sempre alla mercé di una sfumatura, incapace di insediarsi nella sicurezza dell’essere o dell’assenza di essere» Emil Cioran

 

In un quartiere periferico di Tokyo, un treno con i freni rotti viaggia a folle velocità. I passeggeri sono terrorizzati. Nel bel mezzo del panico generale, un uomo resta sereno, con un libro posato sulle ginocchia. La tensione cresce, c’è chi tenta di aprire le finestre o di sbloccare le porte, c’è chi litiga per capire se sia necessario spaccare i vetri… Il viaggiatore tranquillo non si muove neppure quando la vibra­zione dovuta alla velocità aumenta a dismisura. Infine il tre­no, avvicinandosi a una collina, rallenta e quindi stabilizza la sua andatura. I passeggeri, cinerei, si sentono miracolati. Qualcuno domanda all’uomo perché non si è spaventato: «Aspettavo l’occasione per saltare, ma non si è presentata e il treno si è fermato da solo».

Aneddoto raccontato da Salomào Schwartzman su Radio Cul­tura di San Paolo e liberamente adattato.

Questo simpatico aneddoto ci dice che quando il contesto è opaco non ha senso esigere chia­rezza. I raggi del sole non solo non sono in grado di penetrare at­traverso le acque torbide, ma vi sviluppano una zona brumosa più confusa che limpida. E allora il problema non è piu’ l’incertezza, ma voler a tutti i costi rendere certo l’incerto!

COS’È

L’ansia puo’ essere definita come uno «stato di attivazione dell’organismo che si innesca di fronte a pericoli reali o presunti».

Lo psicologo Howard S. Liddell della Cornell University di Ithaca (New York) afferma:

«La funzione programmatrice del sistema nervoso, nel corso dell’evoluzione, ha raggiunto il suo culmine con la comparsa delle idee, delle virtù e delle gioie. L’uomo, e solo lui, può fare progetti per un futuro remoto e provare piacere per le affermazioni del passato. Lui, solo lui, può essere felice. Ma lui, solo lui, può concepire sentimenti di preoccupazione e di ansia. Da tutto ciò sono arrivato a credere che, alla pari dell’ombra che accompagna sempre il corpo nei suoi movimenti, l’ansia accompagni sempre le funzioni intellettive. Posso concludere quindi che l’ansia è come l’ombra dell’intelligenza, e che meglio conosciamo la natura dell’ansia meglio conosceremo l’intelligenza».

L’ansia è dunque l’ombra dell’intelligenza? O piuttosto lo spettro del nulla e della morte?

Come avviene quasi sempre in psicologia, dipende dalla misura con cui essa si manifesta. Come Giano, l’antica divinità romana dalle due facce, anche l’ansia ha due volti:

  • Quando è moderata, è «l’ombra dell’intelligenza», perchè spinge al miglioramento, all’applicazione del proprio ingegno e al successo, si contrappone all’apatia e frena la tendenza all’inattività dovuta all’autocompiacimento. Il «grado ottimale» di tensione ansiosa puo’ essere paragonata alla benzina che alimenta il motore, una forza trainante che ci consente di affrontare i problemi quotidiani con la grinta necessaria per la loro risoluzione.
  • Quando però l’attivazione del sistema di ansia è ingiustificata o sproporzionata rispetto alle situazioni è lo «spettro della morte», in quanto può complicare notevolmente la vita di una persona e renderla incapace di affrontare anche le situazioni più comuni, portarla ad evitare tutto, a fuggire, a non vivere, rovinando la sua esistenza e quella di chi le vive accanto. È come se si fosse assaliti da uno sciame di zanzare mentre si sta lavorando. Bisogna interrompere l’attività per cacciar via gli insetti e, fino a quando siamo costretti a difenderci, il lavoro ne risente.

L’ansia è sempre provata nello stesso modo, sempre con le stesse caratteristiche; quello che varia è il numero di sintomi che comprende, la loro acutezza o cronicità, la loro continuità nel tempo come processo patologico.

Secondo la forza e la lunghezza del decorso, distinguiamo quindi:

  • l’ansia acuta e violenta, o attacco di panico (vedi PANICO);
  • e l’ansia cronica, o quella che viene ‘impropriamente’ definita come  DISTURBO D’ANSIA GENERALIZZATO (GAD), in quanto si tratta di una descrizione mascherata da spiegazione. Ovvero, si indica una situazione – quella in cui si avvertono sintomi somatici, cognitivi e comportamentali – e si pretende di spiegarne il motivo con la dicitura «Disturbo d’ansia generalizzato». Ma questa non aggiunge nessuna informazione utile ad una sua risoluzione. È come dire a chi ha la febbre che ha una temperatura corporea elevata perchè non è abbastanza bassa: in pratica, non ha molto senso!

Da un punto di vista strategico, l’ansia generalizzata rappresenta «solo» l’esito di varie modalità percettivo-reattive piu’ o meno disfunzionali.

«L’ansioso è un funambolo che cammina su una corda tesa sempre attento ai fulmini che potrebbero colpirlo»

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BIBLIOGRAFIA:

Farnè Mario, (2003) L’ansia, Il Mulino (collana Farsi un’idea)


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