«Il folle è colui che cerca di scacciare la propria ombra e ci si perde dentro» W. Shakespeare
«Ossessione» deriva dal latino «obsidere», e designa l’assediare una città o una fortezza. La città assediata è una metafora calzante per descrivere il mondo soggettivo di chi è vittima di ossessioni, il quale si sente letteralmente assediato da una forza che cerca di prendere il controllo di mente e corpo, costringendolo a pensare cio’ che non vorrebbe pensare (ossessione) o a compiere azioni che non vorrebbe compiere (compulsione).
Ossessioni e compulsioni sono fenomeni normali e frequenti che s’incontrano quasi di regola nella vita psicologica delle persone. I dati riportano che il 90% degli adulti ha sperimentato pensieri intrusivi con contenuti del tutto simili a quelli delle ossessioni cliniche, almeno in qualche momento della vita.
L’aspetto propriamente patologico deriva dal tentativo di
- scacciare via
- combattere
- o distrarsi
da pensieri e immagini vissuti come intrusivi, invasivi ed egodistonici (non dipendenti dalla propria volontà), con l’effetto paradossale di pensarci ancora di piu‘: infatti, pensare di non pensare è pensare due volte perchè, per non pensare a quello cui non voglio pensare, devo prima pensarlo per non pensarlo!
A tal proposito una massima zen recita: «Pensare che non pensero’ piu’ a te significa pensare ancora a te. Lasciami cercare quindi di non pensare che non pensero’ a te»;
PSICO SOLUZIONI
Diversi studi hanno ormai dimostrato che i pensieri intrusivi e fastidiosi di solito si presentano ancora piu’ insistentemente proprio quando si cerca di sopprimerli. In diversi momenti della vita, tutti abbiamo avuto pensieri di natura sessuale, omicida o suicida. Di solito questi pensieri non costituiscono di per se stessi un problema. Tuttavia, se l’idea di avere un determinato pensiero ci appare talmente ripugnante, minacciosa o inaccettabile che cerchiamo immediatamente di censurarlo, capita che esso torni a perseguitarci: buona parte del problema quindi non sta nel fatto di avere pensieri singolari o irrazionali ma nella soluzione che si è adottato, ovvero ritenere che non devono assolutamente esserci. Ma piu’ cerchiamo di sopprimerli, piu’ è probabile che riafforino alla coscienza.
Un esempio perfetto è il «Dilemma dell’orso bianco»: provate a non pensare a un orso bianco. Sul serio, provate a non pensarne uno per circa un minuto. Se tentate veramente di fare questo piccolo esperimento mentale, probabilmente fallirete, perchè non farete altro che pensare a quel dannato orso bianco! Se desidero l’assenza di qualcosa non posso che conferirgli una presenza mentale costante.
Adesso chiedetevi di ricorrere a uno sforzo di volontà per riuscire a mandare via quell’orso bianco dai vostri pensieri. Rimane ancora li’? È normale, quanto più mi oppongo con la volontà, tanto più l’esistenza che io cerco di rendere inesistente diventa presente.
Quindi, il bersaglio terapeutico sarà prioritariamente smontare il meccanismo del controllo che fa perdere il controllo sia a livello di azioni che di pensieri.
A tal proposito sono state elaborate specifiche forme di trattamento strategico, che sono state perfezionate e differenziate nel tempo per migliorarne l’efficacia e l’efficienza.
Oltre il 60% dei casi puo’ essere condotto a superare definitivamente il disturbo nell’arco di 6-8 mesi. Circa il 25% richiede invece un intervento piu’ prolungato: il tarlo ossessivo, essendo una sorta di perversione dell’intelligenza, tende a riprodursi piu’ frequentemente di altre patologie mentali.
FARMACI?
Il limite principale della terapia farmacologica del disturbo ossessivo è il forte tasso di ricadute che si ha dopo l’interruzione, tasso che oscilla tra il 24 e 189%, a quanto scrive nel 2009 «Lancet», la rivista più autorevole della medicina moderna.
ISTRUZIONI PER DIVENTARE OSSESSIVI
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BIBLIOGRAFIA:
«Ossessioni compulsioni manie. Capirle e sconfiggerle in tempi brevi», G. Nardone, C. Portelli, Ponte alle Grazie, 2013
Nardone G. (2013), Psicotrappole, ovvero le sofferenze che ci costruiamo da soli: imparare a riconoscerle e a combatterle, Milano: Ponte alle Grazie.