Effetti

«Pensare che non pensero’ piu’ a te significa pensare ancora a te. Lasciami cercare quindi di non pensare che non pensero’ a te»  Massima Zen

 

Gli specifici tentativi di soluzione fallimentari messi in atto, possono dar vita a vari meccanismi di persistenza del problema:

  • DISTURBO OSSESSIVO

Inteso come il tentativo di scacciare via, combattere o distrarsi da pensieri e immagini vissuti come intrusivi, invasivi ed egodistonici (non dipendenti dalla propria volontà), con l’effetto paradossale di pensarci ancora di piu‘: infatti, pensare di non pensare è pensare due volte perchè, per non pensare a quello cui non voglio pensare, devo prima pensarlo per non pensarlo! A tal proposito una massima zen recita: «Pensare che non pensero’ piu’ a te significa pensare ancora a te. Lasciami cercare quindi di non pensare che non pensero’ a te»;

  • IPER-RAZIONALIZZAZIONE

Intesa come il tentativo di ricercare una spiegazione assolutamente esauriente rispetto a cio’ che è accaduto oppure di giungere all’assoluta certezza circa la correttezza/scorrettezza rispetto ad una decisione da prendere o a un comportamento da tenere, con l’effetto di perdersi proprio all’interno di quella spiegazione che secondo le intenzioni iniziali avrebbe dovuto indicare la via d’uscita, rimanendo cosi’ bloccati nell’azione proprio come «Una marionetta rotta con gli occhi rivolti all’interno»;

  • DUBBIO PATOLOGICO:

Inteso come il tentativo di trovare risposte certe e rassicuranti a dilemmi irrisolvibili o domande indecidibili, senza tener conto che «Le domande che non si rispondono da sé nel nascere, non avranno mai risposta» Franz Kafka. Ovvero ci si ostina a voler trovare una risposta sicura a domande che non hanno una sola possibilità di risposta o non ne hanno una definitiva (es. la madre che ha il dubbio di poter far del male ai propri figli e va alla ricerca della certezza assoluta di non poter commettere un crimine, oppure la ricerca della certezza di amare il proprio partner per sempre senza tradirlo etc…). Se si prova a rispondere a domande del genere ogni risposta apre la strada ad altre domande e ci si intrappola in un labirinto senza via d’uscita fatto di domanda-risposta-domanda-risposta… A tal proposito un antico detto cinese recita cosi’: «L’intelligente dà risposte esatte, il saggio fa le domande giuste»;

  • PERFEZIONISMO PATOLOGICO (Controller)

Inteso come il tentativo di tenere tutte le cose perfettamente sotto controllo, precise, ordinate, in se stessi e negli altri, tanto da non poter contemplare imprevisti nella giornata e nella vita in generale: si puo’ parlare in questo caso di uno stile di personalità ossessivo improntato all’ordine e al dovere piu’ che al piacere e che riguarda l’azione piu’ che il pensiero.

Per quanto differenti possono essere le tipologie di ossessione, il meccanismo che le innesca e le struttura come vero e proprio disturbo è il medesimo: fondamentalmente, il soggetto ossessivo esercita la psicotrappola dell’eccessivo controllo che lo conduce a perdere il controllo. Questo atto contropoducente puo’ essere applicato:

  • tanto al pensare: Il ricorso al ragionamento perfetto ci conduce a cio’ che c’è di piu’ irragionevole!
  • quanto all’agire: Il controllo totale ci conduce alla totale perdita di controllo!

Se cerco di applicare la logica e il ragionamento nella maniera piu’ rigorosa ed oggettiva possibile a qualunque cosa, anche a cio’ che non si presta a questo tipo di analisi, come ad esempio le emozioni che sono per natura ambivalenti, posso andare incontro a dei veri e propri disastri personali e interpersonali.

È un come cercare di risolvere un’equazione algebrica scorretta o, per dirla alla Locke, «Se parto da premesse erronee, attraverso una logica corretta e stringente, arrivero’ a risultati sbagliati».

OSSESSIONI: COSA SONO

ISTRUZIONI PER DIVENTARE OSSESSIVI

DUBBIO PATOLOGICO

IPER-RAZIONALIZZAZIONE

PERFEZIONISMO (CONTROLLER)


BIBLIOGRAFIA:

«Ossessioni compulsioni manie. Capirle e sconfiggerle in tempi brevi», G. Nardone, C. Portelli, Ponte alle Grazie, 2013

«Cogito ergo soffro. Quando pensare troppo fa male», G. Nardone, G. De Santis, Ponte alle Grazie, 2011


 

7 commenti Aggiungi il tuo

  1. Francesco ha detto:

    Molto interessante…incredibile come tutto corrisponda alla mia situazione attuale…l’incapacità di uscire da dubbi e incertezze…pensieri irrazionali senza via di uscita. Incapacità di razionalizzare e sentirsi debilitati di fronte a situazioni che non hanno mai causato problemi…

  2. Hamaika ha detto:

    Totale controllo per anni e iper ragionamento quotidiano. Mi sentivo imbattibile e pronta a fronteggiare tutto. Poi scopro la vita… Così distante da quello che pensavo di controllare. Disastro emozionale totale!

    1. marcolatorre ha detto:

      La razionalità spesso ci induce a pensare che grazie alla razionalità possiamo controllare tutto. Ma è un paradosso, perché è la nostra stessa razionalità a suggerircelo. E, a volte, diventiamo cosi’ bravi ad essere razionali che ci illudiamo di poter controllare anche l’incontrollabile, come ad esempio le nostre emozioni. In realtà, non le controlliamo, le nascondiamo semplicemente a noi stessi. E quando dobbiamo farci inevitabilmente i conti, non siamo piu’ in grado di gestirle perché le abbiamo sempre nascoste, illudendoci di controllarle. In pratica, il controllo esasperato ci fa perdere il controllo di cio’ che volevamo controllare…

      1. Hamaika ha detto:

        Proprio così… ed arrivati a questo punto come si può poi fare?Lasciarsi e buttarsi in balia delle emozioni? Come vivere così?

      2. marcolatorre ha detto:

        L’unico modo per utilizzare al meglio razionalità ed emotività, controllo e perdita di controllo, è evitare i due estremi, perché gli estremi coincidono. Quindi, se voglio dominare in anticipo le mie emozioni non concedendomele, prima o poi cedo rovinosamente e ne vengo travolto. Se, viceversa, cedo senza regole, prima o poi non riesco piu’ a concedermele.
        L’idea è rendere la ragione passionale e la passione ragionevole. Ovvero, imparare ad alimentare la ragione con la passione e a guidare la passione con la ragione, concedendomi le emozioni e le sensazioni passo passo per poterle dirigere e orientarle in modo razionale. Come un fantino esperto che asseconda i movimenti del cavallo per condurlo strategicamente dove lui vuole…

      3. Hamaika ha detto:

        ‘L’idea è rendere la ragione passionale e la passione ragionevole’…. La ragione passionale e la passione ragionevole… Non si tradiscono nella loro essenza? Una passione cosa può condividere con la ragione? Sembra di tradirne le origini.

      4. Hamaika ha detto:

        Graze per la risposta!!!!

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