Protocolli di ricerca clinica in costante evoluzione…

«Si conosce un problema attraverso la sua soluzione. Solo questo. Niente di superfluo. Nessun dispendio di energia. Pura efficacia ed efficienza. Nulla di troppo, solo ciò che è abbastanza» G. Nardone

 

Presso il nostro Istituto di Ricerca, Training e Psicoterapia, sono costantemente in corso Protocolli di Ricerca Clinica per lo Studio e la Terapia delle principali forme di problematiche psicologiche e relazionali. (http://www.centroditerapiastrategica.com/).

Si tratta di una modalità di ricerca-intervento di tipo empirico-sperimentale che concorda con le idee lewiniane relative alla ricerca-azione psicosociale (Action Research Method), secondo la quale per conoscere come funziona un problema non è sufficiente osservarlo dall’esterno ma è necessario agire in modo da cambiarne il funzionamento: si inserisce un cambiamento e si osservano i suoi variabili effetti e la nuova dinamica. Solo il modo in cui il sistema risponderà all’introduzione di una variabile di cambiamento, infatti, ne svelerà il precedente funzionamento!

In campo clinico questa modalità implica che una strategia di soluzione efficace, ripetuta su un vasto campione di persone con lo stesso problema, permette di svelare il funzionamento del problema stesso, ovvero cio’ che lo mantiene e lo alimenta. Come direbbero i logici matematici, la regolarità di una struttura e la persistenza di un problema vengono svelate dalla regolarità della struttura della soluzione in grado di risolverla.

Si abbandona, cosi’, l’impostazione classica basata su un modello medico, se­condo cui la terapia viene messa in atto solo dopo che è stata effettuata una diagnosi. Tale impostazione, irri­nunciabile in medicina, diventa un fattore controprodu­cente in psicoterapia! (Quando la diagnosi inventa la malattia…).

Lo stesso termine DIAGNOSI, che in greco significa «conoscere attraverso» (DIÀ per mezzo, GNOSIS cognizione), trova, quindi, una sua piena realizzazione nell’approccio strategico ai problemi umani.

Tutto cio’ ha permesso di formulare dei Modelli Conoscitivi ed Operativi riguardo alla formazione, persistenza e cambiamento risolutivo delle varie tipologie di problematiche psichiche. Cio’ rappresenta il passaggio da una fase di conoscenza artigianale dei problemi ad una tecnologica: la messa a punto di PROTOCOLLI SPECIFICI DI TRATTAMENTO PER SPECIFICI PROBLEMI nati, dunque, mettendo a punto degli stratagemmi specifici per ogni tipo di logica che mantiene il problema.

Si tratta di Modelli d’intervento particolarmente:

EFFICACI: producono il risultato promesso;

EFFICIENTI: lo fanno in un tempo ragionevole, nel giro di poche settimane;

REPLICABILI: si puo’ applicare la stessa soluzione alla stessa classe di problemi;

TRASMISSIBILI: i protocolli si possono insegnare e possono essere applicati da persone differenti con lo steso risultato;

PREDITTIVI: consentono di predire gli effetti degli interventi e cio’ riguarda sia l’intero processo sia ogni singola tecnica nelle varie fasi dell’intervento.

 e allo stesso tempo:

RIGOROSI (cio’ che puo’ essere prefissato è la strategia: la struttura dell’intervento che si adatta alla struttura del problema);

FLESSIBILI (cio’ che cambia sempre è l’interazione terapeutica: la relazione ed il tipo di comunicazione che si utilizza con ogni singolo ed unico paziente).

I protocolli guidano lo psicologo strategico a sapere cosa fare dall’inizio alla fine dell’intervento e ad immaginare predittivamente il percorso dell’intervento e le possibili contromosse, ovvero, a sapere come comportarsi se, il paziente – come nel gioco degli scacchi – fa una mossa diversa da quella prevista, mentre se la strategia appare tra quelle ben note, si potrà tentare una sequenza formalizzata di scacco matto alla patologia in poche mosse!

Questa è la differenza tra il conoscere una realtà con la teoria e «conoscerla direttamente attraverso le strategie in grado di cambiarla».

Quindi, si conosce una realtà intervenendo su di essa e al tempo stesso si aggiusta gradualmente l’intervento, adattandolo alle ulteriori conoscenze che vengono ad emergere dagli effetti degli interventi stessi:

«L’oscuro che ci avvolge non è dissipabile, pure i lumi dell’intelligenza ci rischiarano tratto tratto, quel tanto di strada che ci permetta di procedere, cosi’ la macchina fende la notte precipitandosi di continuo nel breve raggio che proietta da sè» U. Bernasconi.

Questa immagine ci dice che in realtà non possiamo che accontentarci di una limitata consapevolezza operativa o capacità di gestire una realtà che sfugge ad una conoscenza e spiegazione definitiva (qual è la mente umana). Con le parole di J.P. Sartre: «Chi mai puo’ sviscerare un uomo? Come puo’ dire che è cosi’ o cosà?  Chi puo’ conoscere le risorse di un uomo?»

Del resto, il compito della scienza non è quello di costruire castelli teorici perfetti ma quello di mettere a punto efficaci tecniche d’intervento basate sugli obiettivi preposti.

Solo in questo modo la psicologia puo’ divenire una reale disciplina scientifica oltre che una serie di tecniche basate su teorie tutte da dimostrare.


BIBLIOGRAFIA:

Watzlawick P., Nardone G. (1997), Terapia Breve Strategica, Raffaello Cortina Editore (collana Psicologia Clinica e Psicoterapia)

Loriedo C., Nardone G., Watzlawick P., K. Zeig J. (2011), Strategie e stratagemmi della psicoterapia. Tecniche ipnotiche e non ipnotiche per la soluzione, in tempi brevi, di problemi complessi, Franco Angeli (collana Ipnosi e ipnoterapia)


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